Ics e Ipsilon si svegliarono ai piedi di un maestoso albero. A fatica si staccarono dalle resinose radici che avvallavano come scorci di piccoli mondi e cromici paeselli di parsimoniosi insettini.
Bevvero la loro lunga sete alla pioggia rintanata in solchi di muschi e "null'altro" li sfiorò con l'impulso di fiorire castelli di corolle per la profumata ombra dei bruchi e trampolini di riflessi ardenti per farfalle.
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